Psicologia Online e Decreto Fioramonti: cosa cambierebbe se fosse confermato
Con l’ultimo atto del suo mandato, se il decreto venisse confermato, l’ex ministro Fioramonti ha di fatto vietato alle università telematiche di erogare i corsi di laurea online in psicologia per l’anno accademico 2020/2021.
ARGOMENTI DEL POST
– Cosa prevede il decreto
– L’opinione delle università
– Cosa pensano gli studenti
– Conclusioni
Cosa prevede il decreto
Chiariamo subito che il decreto non è ancora operativo, infatti deve prima ricevere il parere positivo del Consiglio di Stato e della Corte dei Conti. Il provvedimento se fosse confermato, vieterebbe alle università telematiche di poter attivare le facoltà di psicologia e i relativi corsi e le specializzazioni accessorie. Di fatto, lo Psicologo, in quanto professionista di tipo sanitario, dovrà formarsi sui banchi e non in modalità e-learning.
Il decreto stabilisce che in modalità telematica si potranno svolgere solo il 10% delle attività collegate a ogni singolo percorso formativo, e la stessa restrizione vale anche per le lauree di specializzazione. La stretta è accentuata per la facoltà di psicologia, per scienze dell’educazione e per pedagogia, dove il decreto precisa che non si possono più attivare i percorsi di laurea a partire dalle nuove immatricolazioni per l’anno accademico 2020/2021.
Eventualmente i corsi non attivabili telematicamente sono:
- i corsi di Psicologia;
- scienze dell’educazione;
- discipline Pedagogiche.
Tuttavia per chi fosse interessato a conseguire una Laurea in Psicologia Online, il nostro consiglio è quello di iscriversi entro la fine di questo anno accademico.
L’opinione delle università
Le università telematiche ritengono iniquo il provvedimento, dato che va in controtendenza con i provvedimenti precedenti dello stesso ministero. Il decreto se divenisse attuativo, rappresenterebbe anche un’occasione mancata per tutto il mondo della formazione italiana.
Secondo gli atenei telematici saranno penalizzate le strutture, gli studenti e tutto il settore dell’e-learning che sarà declassato a un comparto non equiparabile al sistema universitario tradizionale.
Il provvedimento secondo le università telematiche è velleitario e contraddittorio e stride con decreto ministeriale del 2003 ai sensi della legge 289 del 2002 che ha istituito e accreditato l’istruzione telematica, riconoscendo il valore legale ai titoli di studio conseguiti telematicamente. Il decreto è discriminatorio anche nei confronti degli investimenti umani, culturali ed economici messi in atto dalle undici Università Telematiche Riconosciute dal MIUR.
Gli Atenei tradizionali invece, per voce della conferenza dei rettori, avevano più volte segnalato come l’e-learning non garantisse opportune garanzie accademiche nella formazione di alcune figure professionali in ambito psicologico. L’assunto era stato ripreso e confermato anche dall’ordine professionale degli psicologi, la cui conferenza nazionale definì le lauree telematiche non compatibili con l’esercizio sanitario della professione.
L’ordine degli Psicologi, infatti, ha ribadito grande soddisfazione rispetto al provvedimento, ritenendolo una vittoria epocale per la dignità della professione e segnalando il nuovo legame sinergico con il mondo universitario che ribadisce, in maniera chiara, che il percorso disciplinare non può esulare da una didattica in presenza.
Cosa pensano gli studenti
Di parere opposto a quanto detto dalla conferenza dei rettori e dell’ordine degli psicologi è quello degli studenti che hanno fatto un percorso online. Essi trovano discriminatorio il provvedimento e non in linea nemmeno con le direttive operative dello stesso ministero, le quali recependo le indicazioni europee, incentivano tantissimo l’e-learning.
Gli studenti temono che il provvedimento possa vanificare tutti gli sforzi profusi fino ad ora. Limitando l’istruzione online in Italia, si crea una disparità con altri stati membri, dove lo studio telematico è una realtà consolidata.
Le università italiane, contrariamente a quanto si afferma con il decreto, danno ampie garanzie sulla qualità dell’istruzione, con un disciplinare formativo ampiamente garantito. Gli studenti ritengono che il provvedimento inficia anche il diritto alla formazione ai sensi delle acquisizioni degli anni ’70 ottenute con lo statuto dei lavoratori.
I lavoratori infatti, hanno delle ore di permesso retribuito destinato alla formazione senza l’obbligo di presenza. Il decreto potrebbe inficiare il diritto alla formazione continua anche dei docenti. Gli studenti vogliono scendere in piazza per rivendicare i propri diritti, palesando il timore che dal 2020/2021, chiunque abbia conseguito un titolo di studio telematico in precedenza, possa essere considerato come possessore di una laurea di serie B.
Conclusioni:
In merito alla qualità della formazione erogata dalle Università Telematiche crediamo sia doveroso aggiungere a quanto sollevato dalle parti coinvolte, come tutte le Università Telematiche, così come quelle tradizionali, siano valutate periodicamente dall’ANVUR (organo diretto dal MIUR), proprio per garantire agli studenti una qualità in linea con le direttive ministeriali. Ne avevamo ampiamente parlato in questo articolo: MIGLIORE UNIVERSITÀ TELEMATICA: LA CLASSIFICA SECONDO L’ANVUR
Inoltre, qualsiasi studente, al termine del proprio percorso di studi, per poter diventare psicologo, deve necessariamente iscriversi all’Albo degli Psicologi, previo superamento dell’esame di stato, il quale garantisce l’idoneità per svolgere la propria professione privatamente e/o nel sistema sanitario nazionale.
Ora, non sappiamo come si pronuncerà sia la Corte dei Conti che il Consiglio di Stato. La Suprema Corte dei Conti verifica la copertura finanziaria del provvedimento, mentre il consiglio avrà l’ingrato compito di verificare la congruità formale del decreto e se non sia incompatibile con provvedimenti superiori e con orientamento diverso emanati in precedenza. Comunque decidano i due organi giudiziari si metterà la parola fine a una diatriba decennale, oppure se ne apriranno altre, staremo a vedere.
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